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OPPIO
Sostanza stupefacente estratta, per incisione, dalla capsula del Papaver somniferus e successivamente concentrata e purificata con vari metodi. Contiene, tra gli altri alcaloidi, una notevole quantità di morfina.

BANDITO IN OCCIDENTE, FONTE DI RICCHEZZA IN ORIENTE. L'oppio fu conosciuto, per le sue virtù medicinali e per l'uso in riti magici, sin dall'antichità, tanto in Asia quanto in area mediterranea. Ha effetti inebrianti e analgesici e come tale cominciò a venir usato, analogamente ad altre sostanze alcaloidi vegetali come la foglia di coca, per alleviare i dolori muscolari conseguenti a prolungati sforzi fisici, specie tra gli addetti ai lavori più umili e duri. Assunto sistematicamente dà assuefazione e dipendenza e può causare, in particolare tra gli anziani e le persone malnutrite o debilitate, gravi complicazioni. L'uso dell'oppio ridotto in forma fumabile si diffuse dal XVII secolo in alcune aree dell'Asia orientale, sollecitato dall'intensificazione delle attività commerciali e dai ritmi di lavoro accresciuti a causa dello sfruttamento coloniale della zona, analogamente a quanto avveniva in Europa con la crescita del consumo sociale dell'alcol, del tabacco e degli eccitanti nervini del tè e del caffè. I commercianti europei in Asia, in primo luogo gli olandesi, si resero subito conto che l'assuefazione agli oppiacei consentiva la realizzazione di alti prezzi al consumo e mentre tutte le nazioni europee, consce della pericolosità del prodotto, ne vietavano in maniera assoluta la vendita interna se non per usi strettamente medici, le varie compagnie europee delle Indie ne fecero un pregiato oggetto di commercio in Asia. In particolare l'East India Company puntò decisamente sulle grandi capacità di assorbimento del mercato interno cinese e, benché l'oppio fosse rigorosamente vietato in Cina, e la compagnia non potesse partecipare apertamente a quel commercio illegale per non rischiare di danneggiare le proprie funzioni commerciali a Canton, essa si accordò con mercanti privati (spesso prestanome di membri della compagnia) che acquistavano l'oppio alle aste a Calcutta e lo introducevano di contrabbando in Cina con la complicità delle corrotte autorità locali cinesi. Le fumerie d'oppio in Cina, frequentate dal sottoproletariato urbano e dagli artigiani, ma anche da molti intellettuali e funzionari, divennero ben presto un flagello sociale e un fardello economico insostenibile, ma la tardiva reazione delle autorità imperiali Qing, con la nomina di un commissario speciale inviato a Canton, Lin Zexu, che sequestrò e mandò al rogo 20.000 casse di pani d'oppio, scatenarono l'aggressione britannica e quindi le due guerre dell' oppio (1839-1842 e 1856-1860). Allo stesso modo, l'opposizione rigorosa al commercio e all'uso della droga da parte del movimento rivoluzionario, millenarista e di ispirazione cristiana dei Taiping (1849-1865) trasformò l'iniziale simpatia dei commercianti e missionari verso di esso in dura ostilità, sino a collaborare alla repressione dei ribelli con un'armata mercenaria guidata dal colonnello C.G. Gordon.

PRETESTO COLONIALE E AFFARE DEL CRIMINE ORGANIZZATO. L'inarrestabile crescita del consumo cinese di oppio determinò l'espansione della sua coltivazione in India, sia nelle aree di monopolio sia in zone fuori dal diretto controllo britannico (Nalwa). Abolita la East India Company nel 1858, il monopolio della coltivazione e del commercio dell'oppio fu assunto direttamente dal governo britannico, divenendo uno dei maggiori introiti fiscali (10-15% ca. delle entrate complessive): al culmine dell'espansione, negli anni ottanta del XIX secolo, si stima vi fossero in coltura in India quasi 500.000 ettari. Il mercato cinese stimolò anche altre aree di produzione e sin dal 1820 i veloci clipper americani portavano oppio proveniente dall'Anatolia e dalla Persia dalle coste dell'Egeo in estremo Oriente. Il consumo era tale che molti mercanti e politici europei attribuivano alle spese cinesi per l'oppio la delusione riservata dal mercato cinese, sul quale si erano appuntate aspettative enormi, nell'assorbire i prodotti delle manifatture europee. Il contrasto, sempre più forte, tra mercanti d'oppio ed esportatori europei (che cominciarono a finanziare, negli anni sessanta e settanta, attive società filantropiche contro l'uso dell'oppio) non bloccò in alcun modo la crescita della coltivazione in India, dove peraltro il governo britannico ne vietava rigorosamente il consumo, destinando l'intera produzione alla Cina. L'opposizione ufficiale europea alla droga in Cina cominciò a manifestarsi solo quando, finita la rivolta dei Taiping e spezzettata all'interno l'autorità imperiale, l'oppio cominciò a essere coltivato su vasta scala anche nelle province meridionali della Cina stessa (soprattutto nello Yunnan), rendendo assai meno proficua l'introduzione in Cina dell'oppio indiano. Per l'India non bastarono i voluminosi supporti della Royal Commission on Opium, pieni di infiniti dettagli sui devastanti effetti fisici e mentali della droga venduta in Asia, a far calare la produzione, che cominciò a diminuire (dirigendosi verso gli usi propriamente medici) solo nel primo decennio del Novecento, quando la produzione interna cinese e quella dei contigui paesi dell'Indocina francese, della Birmania e della Tailandia ebbero del tutto spiazzato il prodotto indiano dal mercato. All'oppio si era intanto aggiunta l'eroina, sottoprodotto del derivato dell'oppio chiamato morfina, realizzato pochi anni prima dalle industrie farmaceutiche tedesche e diffuso inizialmente in Cina come antidoto all'assuefazione all'oppio. L'eroina spostò la necessaria fase della raffinazione dell'oppio asiatico verso l'Europa e gli Usa, mentre la Prima guerra mondiale, in seguito al diffondersi della pratica delle autorità militari di mescolare oppiacei nel tabacco dei soldati in prima linea, facilitò l'espansione dell'uso della droga anche in quei paesi che l'avevano sino ad allora impedito e continuavano a vietarlo. La distribuzione dell'eroina entrò nei circuiti delle grandi organizzazioni criminali sia asiatiche che europee e americane e da allora non ne uscì più. Dopo un calo negli anni trenta, dovuto alla crisi economica mondiale, i consumi ripresero con la Seconda guerra mondiale aumentando poi continuamente, anche se altre droghe si aggiunsero nel vastissimo mercato mondiale. La produzione di oppio in Cina sembra aver conosciuto un massimo negli anni venti, quando le aree periferiche del paese erano del tutto fuori controllo e benché i governi occidentali e le organizzazioni internazionali spingessero perché il governo distruggesse i campi di papavero. Solo dopo la nascita della Repubblica popolare cinese nel 1949 la coltura dell'oppio si ridusse drasticamente, ma alcune armate di Chiang Kai-shek in ritirata, stabilitesi sin dal 1949 nelle zone di confine tra lo Yunnan e la Birmania (e da allora rimaste formalmente dipendenti da Taiwan, per oltre quarant'anni), presero sotto il loro controllo ampie zone coltivate a oppio, fonte primaria delle loro entrate. La zona di confine tra Birmania, Laos e Tailandia, da allora nota come Triangolo d'oro, divenne una delle più importanti aree produttrici di materia prima per l'eroina. Ampie sezioni del Laos settentrionale vennero convertite a queste colture dall'epoca della guerra del Vietnam (1960-1975), quando i servizi segreti statunitensi, per sostenere alcune tribù meo nella guerriglia anticomunista, favorirono la coltivazione e il collocamento del prodotto. In seguito al Triangolo d'oro si aggiunse la produzione di alcuni paesi mediorientali. La coltura, già presente da tempo in alcune zone del Pakistan e dell'Afghanistan, si estese enormemente nel periodo della lotta contro il regime di Kabul, allora appoggiato dall'Unione sovietica, e larghe aree delle zone occupate dai mujaheddin furono convertite all'oppio. La coltivazione sembra più recentemente essersi estesa ad alcune delle repubbliche asiatiche già aderenti all'Unione sovietica, in particolar modo al Tagikistan.

C. Zanier
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